Parliamo ancora dei libri di Mondelli. Questi due sono editi da Akkuaria. Del primo, un saggio sulla vita, ne abbiamo già parlato, del secondo lo facciamo ora. Si tratta di una raccolta poetica editata nel 2014 da Edizioni Akkuaria. Avevo suggerito una diversa versione del titolo, cioè "La forza che il cuore incatena" ma l'editrice ha voluto sostituire il verbo con "imprigiona". E abbiamo accettato il suo suggerimento. Questo per raccontare un poco la storia della nascita di un libro.
Tommaso ha voluto inserire, tra le citazioni che amava riportare all'inizio di ogni suo libro, anche un brano ripreso da un mio romanzo, che è il seguente:
“Essere poeti non significa solo sapere scrivere versi. La poesia è uno stato d’animo, quello che ti fa guardare alle persone, alla natura, agli eventi, con uno sguardo d’amore, di dolcezza, di comprensione, di sofferenza, ma sempre uno sguardo profondamente umano, diretto all’altro e non rivolto alla propria persona”.
“La poesia è una dinamica di vita spirituale atta a donare pace e serenità all’anima e al cuore. E i versi poetici potrebbero essere un mezzo terapeutico per molti mali dello spirito”.
Danila Oppio
Smemoria e memoria poetica, pagg. 91 e 95
PREFAZIONE
Le poesie di Tommaso Mondelli
di Raffaela Deiana
Che dire di Tommaso Mondelli che qualcun altro non abbia già detto?
Parole inutili, se non si è tenuto in mano almeno uno dei suoi affascinanti libri di poesie!
Leggere i suoi versi è come tuffarsi in un oceano di sentimenti, di colori e di sensazioni profonde che strappano al lettore meraviglia e stupore, tanta è la saggezza che trapela dai suoi messaggi.
Egli osserva il suo amato pianeta da ogni angolazione, volge il suo sguardo ovunque e, per ogni angolo che osserva, i suoi versi sono lì, pronti a depositare nero su bianco fiumi di parole che scavano nel profondo e aiutano a riflettere sul senso stesso della vita.
Molte sue liriche denunciano la perenne stoltezza umana, senza mai cadere nella retorica. L’universo per lui è un libro aperto che sfoglia pagina per pagina, attentamente e pazientemente. I suoi versi sono un balsamo lenitivo dove la sofferenza purifica e salva, perché la speranza non abbandona mai le sue creature, anzi ne addolcisce gli affanni.
Soffermarsi su una sola poesia è davvero impossibile, un verso tira l’altro, come si dice per le ciliegie. Il lettore viene catturato suo malgrado, stupito e confuso da tanta saggezza che la mente di Tommaso esprime.
La sua sconfinata cultura rappresenta sicuramente una potente rampa di lancio che gli permette di volare alto e di vedere oltre, dove altri, sfortunatamente, non vedranno mai.
Un sentito grazie, dunque, a Tommaso Mondelli che ha saputo dare colore e splendore a chi vede soltanto in bianco e nero.
Questa silloge l'autore l'ha dedicata
“Alla mia dolce sorellina Ilia, volata al cielo nel 1927, all’età di soli tre anni”.
Tommaso Mondelli
Un disegno di Danila Oppio posto all'interno della silloge
Postfazione
Mi si può dire e mi si dirà pure che il produrre poesie a getto continuo non può che essere una mania.
Tutto si può, ma lo smettere è certo sbagliato. Ma “Fin che la barca va …”, perché non farla andare?
Anzitutto, perché scriviamo? E allora perché non cominciamo col dire, perché pensiamo?
Non pensiamo, forse, per capire le cose, per avere un’idea esatta di come hanno funzionato e perché? A che cosa servono e come son fatte? Ma quanti sono quelli che pensano, concludono e fanno? E quanti hanno necessità di sentire il parere di un altro che, forse ha già trattato e risolto un problema simile al proprio? È come dire che il momento è arrivato di smettere di pensare. Pensare e dire non sono la stessa cosa? Non sono la stessa cosa!
Siamo arrivati a perché si parla, si riflette e si discorre con altri?
Questo si è capito e non solo da adesso ma bensì dai tempi più antichi. Così è nata l’idea di fornire ad un pubblico bisognoso di scienza a metterla per iscritto. La scuola è nata per questo fine. La cultura si è formata con la corsa alla divulgazione del sapere.
Francesco Bacone ha detto: “L’uomo tanto può, quanto sa”, ed è tutto un programma.
Col tempo è stata sperimentata l’opportunità di affiancare la prosa con uno stile diverso di scrittura e impostazione, che è stata poi la poesia.
Qual è il fine, lo scopo e la ragione pratica della poesia?
Se cominciamo a ricordare alcune cose come gli adagi popolari: “Donne e buoi dai paesi tuoi”; “Tanto va la gatta al lardo finché ci lascia lo zampino”; “Non sempre la moglie del ladro ride”; “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”; “Cosa fatta capo ha”… Cosa è se non mettere insieme delle parole, in certo modo, per farle meglio ricordare e ritenere quello che dicono?
Volendo, si può continuare all’infinito a secondo i luoghi e i popoli. Sono queste delle confezioni particolari per meglio ricordarne il contenuto.
La poesia, o la canzone musicata, sono facilmente memorizzate. Le stesse cose si potrebbero dire e con molta più facilità in prosa, ma non avrebbero la stessa portata: solo in pochi o nessuno le potrebbe ricordare a memoria.
La poesia è saggezza in pillole, è uno sport cui ci si può allenare, aiuta in modo singolare a diffondere la cultura per crescere, per risolvere dei problemi e a volte anche per stare più allegri visto che i motivi non mancano.
Leggete le poesie e mandatele a memoria, avete tanto da guadagnare e oggi hanno prezzi accessibili anche le più pregevoli raccolte. La cultura, rispetto al suo grande valore intrinseco, ha un costo poco elevato.
All’amico lettore, con le mie poesie, non offro una confezione di pillole da ingoiare, per raggiungere la gioia o la felicità, bensì uno strumento da usare nella difesa del proprio interesse alla vita.
L’Autore
Ringraziamenti
A Laura Vargiu, per la prima revisione stilistica e gli opportuni suggerimenti.
A Rafaela Deiana, per aver curato la presentazione.
A Danila Oppio, per la vignetta inserita nel testo, la revisione finale e gli ultimi ritocchi.
Un particolare ringraziamento va a Vera Ambra, per aver curato l’impaginazione e lo studio della copertina.
(Qui è d'obbligo una errata corrige poiché la scelta dell'immagine di copertina, che si è voluta rappresentare con l'opera di Marisa Milan è di Danila Oppio, che ha chiesto l'autorizzazione all'autrice).
Nota: qualche volta Tommaso, per i tanti libri che ha scritto e pubblicato, confondeva i nomi di chi si era occupato dell'editing, chi aveva scritto prefazioni o postfazioni e altro, ma quel che importa è che tanti hanno dato il loro contributo senza pretendere alcun compenso, in totale collaborazione con l'autore.