Cara amica ti scrivo (rifacendomi alla canzone di Lucio Dalla).
Stamattina mi sono alzata con un pensiero fisso, forse nato da quell'equivoco con chi sai, o forse no. Leggo molto sia a livello di notizie sia di semplici gossip sulle inutili preoccupazioni della gente che si lamenta di non poter andare dal parrucchiere o fare shopping. O cazzate simili. Di fronte a tanti malati gravi, a tantissime morti, queste sono bazzecole o pinzillacchere come diceva il grande Totò e vorrei fare il punto sull’argomento.
Poi magari le idee che mi nascono mentre sono seduta sulla tazza del cesso svaniscono e ricostruirle nello stesso modo in cui le ho pensate magari non mi riesce, ma ci provo.
Leggo ogni giorno sui social una marea di commenti che riguardano la nostra situazione attuale, alcuni sono interessanti altri lasciano il tempo che trovano.
Preoccuparsi di non poter fare jogging, di non poter incontrare i propri amici e parenti - coi quali si può restare peraltro in contatto grazie alle moderne tecnologie di comunicazione - è meno che niente rispetto ai tempi in cui le pandemie decimavano migliaia di persone e non c’era modo di avere notizie immediate. Attraverso FB, WhatsApp, Skype ed email si può restare in contatto, allora erano ancora cose dell’altro mondo. Questo mondo odierno.
Pare che le migliaia di persone colpite dal virus e decedute a causa dello stesso debbano passare in secondo piano. Così come quei vecchietti che sono morti nelle RSA senza poter vedere per un’ultima volta i propri cari, senza che questi ultimi potessero riabbracciare genitori e nonni. Macché! Quel che interessa alla maggioranza delle persone è poter riprendere la propria vita che per ora è sospesa. E meglio non parlare delle RSA, argomento scandaloso, infamante (o infamia) che potrebbe impressionare la sensibilità delle persone, meglio evitarlo come la peste. O come il Corona Virus? Fa lo stesso entrambi sono pandemici!
Anche se questo è vero, le preoccupazioni sono altre, perché si è fermata l’attività lavorativa, e le aziende sono al collasso, e i dipendenti temono di perdere il lavoro. E direi che è l’unica ragione per fremere di sdegno, e la speranza che tutto riprenda come sempre, è più che lecita.
Un’amica poetessa scrive:
Noi che ci lamentiamo perché qualcuno ci limita nella nostra libertà vogliamo per un attimo fare mente locale su coloro che ogni giorno lottano per mettere assieme un pasto. Pensiamo un attimo a chi non ha le nostre comodità e a chi probabilmente dovrà reinventarsi una nuova vita perché domani non ha più un lavoro. Coraggio cerchiamo di essere seri: abbiamo riempito i social di ginnastica, canti ecc.. ora basta.
Finalmente qualcuno che dice quel che conta! Grazie Marinella, ci sono sofferenze ben maggiori di quelle di dover rinunciare al parrucchiere, allo shopping, alla ginnastica in palestra e ad altre simili inutilità! Brava!
E non si tratta solo di lamentazioni stile Geremia postate sui social, io stessa incontrando una signora, quando ancora non si era parlato di clausura totale, mi disse che quel che la faceva più soffrire era non poter recarsi in palestra.
Prova a prenderti il virus, ho pensato, e poi mi dirai cosa sia la reale sofferenza!
Non ho un sistema di misura per valutare quanto l’egocentrismo viaggi sui binari della vita, e noto che oltre il proprio naso, la gente non vede la realtà, come se fosse affetta da una forte miopia, che le impedisce di osservare la sofferenza altrui.
Il vero strazio non certo quello di dover cambiare il proprio stile di vita a causa della situazione attuale, ma quello che hanno subito e stanno ancora vivendo le persone colpite dal Covid-19.
Certo gli abitanti delle Regioni meno colpite non possono comprendere quanto si grave la situazione in Lombardia, dove il virus ha combinato grandi disastri. Si preoccupano di altro.
Poi ci sono fatti curiosi, che fanno sorridere.
Sentivo ieri il mio vicino di casa che trafficava sul suo balcone. Gli ho chiesto: “Che combini di bello?”.
Mi risponde:
“Sto preparando un ‘orto di guerra’. Ho acquistato nel negozio di bricolage qui vicino una scaffalatura rustica e ora la ripulisco dalla muffa e stendo l’impegnante, domani vado in un centro di floricultura e acquisto delle piantine di fragole rampicanti e altre di aromatiche.
Ma pensa che ho cercato anche i sacchi per la raccolta indifferenziata e mi hanno risposto che quegli articoli non possono venderli perché non necessari. Come non necessari? La spazzatura me la devo mettere in tasca? Sarebbe come se non mi vendessero la carta igienica!”. Ho riso fino alle lacrime, pensando a come si potrebbe risolvere in mancanza dei rotoli Regina!
Un’amica mi scrive che lei e il marito hanno approfittato di questa finta vacanza per occuparsi del giardino e di quei lavori di ordinaria manutenzione che, in tempi lavorativi, rinviavano di giorno in giorno per mancanza di tempo o troppo stanchi per farlo.
In breve, chi ha delle passioni, hobby o semplicemente voglia di lavorare, riesce a riempire le giornate con attività utili, e arriva sera che manco si sono accorti di essere agli “arresti domiciliari”. In fondo è quanto faccio anch’io. Non sento il bisogno di uscire a tutti i costi.
Si scrive, si legge, si dipinge, si cuociono torte o altro, si sferruzza, ci si occupa dei fiori, si riorganizzano armadi e dispense, si pulisce il forno e il frigo da tempo trascurati. Si ripulisce lo sgabuzzino, la cantina, il garage e ogni angolo di casa che per ragioni di tempo o di poca voglia si erano rimandati alle Calende Greche.
Ma soprattutto si pensa a chi sta peggio, e si ringrazia Dio o il fato di avere la salute, di non essere stati presi nella trappola del virus e si condivide il dolore di chi non ha avuto la grande fortuna di poter vivere la propria vita, anche se tra le mura domestiche.
Quanto scritto non è proprio conforme ai miei pensieri mattutini, ma ci sono andata vicino e ora mi è venuta in mente una poesia che aveva seguito lo stesso iter: pensata e poi sfuggita…
Poesia sbagliata
Stamattina mi sono svegliata
con in mente una poesia sbagliata.
Mentre mi lavavo i denti la pensavo,
così come mentre gli abiti indossavo.
Ma quando son riuscita finalmente
ad afferrare la matita in mano
per stendere sul foglio la poesia
mi resi conto d’averla lavata via
o forse si dissolse nell’asciugamano.
Danila Oppio
Eh, l'IGIENE, quanti guai ti combina!
RispondiEliminaIn quanto alla memoria, ormai è passato
il tempo del fazzoletto riannodato.
Solo CARTA! Ci han detto chiaro chiaro
che poi la getti appena appena usata
niente risparmio non essere avaro
e getta anche la mano NON lavata!
(Be' il finale è un po' horror, ma faceva proprio una bella rima)
Angela Fabbri
Molto carina la tua poesia horror! E mi ha divertita! Grazie per la lettura!
RispondiEliminaDanila