Oggi ricorderemo ancora Tommaso Mondelli trattando di un suo libro autobiografico abbastanza recente. Edito nel novembre 2016 da Largo Libro, racchiude il periodo del servizio militare e del tempo di guerra, che riguarda il suo rapporto con possibili fidanzate. La sua timidezza, unita al rispetto per l'altra parte del cielo, e al suo essere galantuomo, lo hanno consigliato di non cadere in tentazione. E' vero che un tempo non c'era la libertà sessuale attuale, e i filibustieri non sono mai mancati nel corso della Storia ma lui è sempre stato ligio all'educazione impartita dai suoi genitori.
Forse ha accennato qualcosa anche ne Settimane Bianche e Crociere a costo zero, ma non aveva dedicato molto spazio a questo argomento "privato".
Così ha deciso di rompere il ghiaccio e confidare al pubblico le sue avventure sentimentali.
Quando mi ha spedito il pezzo, ho notato la brevità e gli ho consigliato di inserire un seguito riguardante le famose fidanzate di guerra, come Rita Hayworth o Marilyn Monroe, tanto per citarne un paio. Quindi ho eseguito ricerche sul tema, e le ho aggiunte alla fine del testo sotto la voce "Ricerca fotografica e storica di Danila Oppio".
Tra queste, ho creduto importante riportare quando Indro Montanelli ha rilasciato in un'intervista aggiungendo qualche mio pensiero.
La moglie bambina di Indro Montanelli
Ovvero un’altra fidanzata di guerra, permessa dal fascismo, anche se poteva sembrare un caso di pedofilia.
Quello che fece Montanelli si chiamava “madamato” ed era una pratica molto in voga nel 1936; tutti i fascisti avevano la propria madama minorenne dentro il letto.
Montanelli acquistò una moglie dodicenne durante la stagione del colonialismo fascista in Eritrea.
Correva l’anno 1936, e quella che sarebbe diventata una delle penne più prestigiose d’Italia, scriveva nel numero di gennaio del periodico “Civiltà Fascista” un articolo in cui si sosteneva che “non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. “Almeno finché non si sia data loro una civiltà”.
Ma, evidentemente, non tutti i tipi di “fraternizzazione” erano sgraditi a Montanelli, come ha raccontato il diretto interessato, in una intervista rilasciata a Enzo Biagi per la Rai nel 1982: “aveva dodici anni, ma non mi prendere per un Girolimoni, a dodici anni quelle lì erano già donne. L’avevo comprata a Saganeiti assieme a un cavallo e un fucile, tutto a 500 lire.(…) Era un animalino docile (sic) io gli misi su un tucul (semplice edificio a pianta circolare con tetto conico solitamente di argilla e paglia) con dei polli. Ogni quindici giorni, lei mi raggiungeva ovunque fossi, insieme alle mogli degli altri ascari”.
L’episodio era già stato rievocato in precedenza nel 1969, durante il programma di Gianni Bisiach “L’ora della verità”, in cui Montanelli ha descritto la sua esperienza coloniale: “Pare che avessi scelto bene – raccontò Montanelli – era una bellissima ragazza, Milena, di dodici anni. Scusate, ma in Africa è un’altra cosa. Così l’avevo regolarmente sposata, nel senso che l’avevo comprata dal padre.
La moglie bambina di Montanelli fu abbandonata al suo Tucul e al suo destino quando il giornalista è rientrato in Italia; le leggi razziali proibivano di elevare al rango di moglie vera e propria una “madama” acquistata per i soggiorni nelle colonie.
Il “madamato”, infatti, non era un vero e proprio matrimonio con parità di diritti e doveri, ma una forma di “contratto sociale” segnata dal dominio autoritario del colonizzatore sull’indigeno, dell’uomo sulla donna, dell’adulto sul bambino, del libero sul prigioniero, del ricco sul povero, del forte sul debole. E alla fine avevi qualcosa che era meno di una moglie e poco più che una schiava.
Era importante fare in modo che queste relazioni di dominio con le “belle abissine” non sconfinassero mai nel terreno dei sentimenti, e per questo nel Regio Decreto 740 del 19 aprile 1937, dal titolo eloquente “Sanzioni per rapporti d’indole coniugale tra cittadini e sudditi“, si era stabilito che “il cittadino italiano che nel territorio del Regno o delle Colonie tiene relazione d’indole coniugale con persona suddita dell’Africa Orientale Italiana o straniera appartenente a popolazione che abbia tradizioni, costumi e concetti giuridici e sociali analoghi a quelli dei sudditi dell’Africa Orientale Italiana, è punito con la reclusione da uno a cinque anni“.
Non vado oltre. Questo il testo giornalistico, cui il protagonista ha rilasciato la sua testimonianza e che, a suo dire, lui non ha fatto altro che adeguarsi alle leggi in vigore all’epoca. Ma so per certo che un uomo onesto non lo avrebbe comunque mai fatto, perché ho conosciuto “mulatte”, figlie di italiani e di eritree o somale, che portavano il cognome del padre, poiché quest’ultimo aveva regolarmente sposato e portato in Italia la moglie africana e i figli nati dal loro matrimonio.
Danila Oppio
Ma torniamo al libro! Dedicato dall'autore a tutte le donne innamorate, con l'augurio che non debbano più esserci fidanzate di guerra, ma solo fidanzate di pace.
Anche la copertina ha una sua storia. Volevo che rimandasse ad un sapore antico, che sembrasse scritta con caratteri da macchina da scrivere e non con quelli tipografici. Desideravo che riportasse foto, cartoline e lettere di tempi ormai lontani, e per questa ragione avevo dato all'editore indicazioni di come avrei immaginato avrebbe dovuto essere, e Francesco Sicilia ho trovato proprio quell'immagine che cercavo. E che ringrazio di cuore. Ho quindi scritto la prefazione:
Prefazione di Danila Oppio
Questo libro è nato di getto, dopo brevissima gestazione. Mentre l’autore scriveva le sue memorie, eseguivo una ricerca correlata e adeguata al tema. Ho ritenuto d’interesse storico aggiungere un’appendice, per completare l’argomento.
Le vicende vissute dall’autore, testimonianza vera di fatti realmente accaduti, e quanto succedeva nel mondo durante lo stesso periodo, rappresentano un’eloquente memoria. Mondelli racconta le sue prime esperienze amorose con quell’autoironia che sempre lo contraddistingue. Di un certo rilievo anche la testimonianza di Montanelli, la cui disarmante sincerità ci ha colpito. Non ci saremmo mai attesi, dal grande giornalista e scrittore, una simile confessione. Anche quel periodo della guerra in Abissinia, Eritrea e Somalia, ha segnato la Storia, un po' infame a dirla tutta, perché profittare di giovanissime donne locali, per i propri comodi, è stato poco edificante. Però è accaduto. E va detto.
Le attrici e cantanti che tenevano spettacoli per rallegrare e distrarre dalla tensione i giovani soldati partiti per il fronte, hanno rappresentato un forte simbolo. Erano definite “Fidanzate di Guerra”. Anche loro hanno fatto la Storia. Così come alcune canzoni furono colonna sonora di tante battaglie, quasi fossero una marcia che incitava a combattere per la libertà dei popoli.
Lascio al lettore il piacere d’immergersi nell’avvincente racconto, che entra a far parte della biografia di Mondelli, suddivisa in altri precedenti quattro libri, tutti editi da L’ArgoLibro di Agropoli.
Essi sono, in ordine cronologico:
Dagli Appennini alle Alpi
Settimane bianche e crociere a costo zero
Lontani ricordi di un Segretario Comunale
Una nuova stagione
La fidanzata di guerra entra di forza, a cavallo tra i primi due.
... I giorni a Caltanissetta passarono uguali. Il blitzkrieg o guerra lampo si era fermato davanti ad una muraglia. Gli Americani erano sbarcati in Africa e consolidavano le loro posizioni.
In Libia l’Africakorps, al comando del Feldmaresciallo Erwin Rommel (la Volpe del deserto), si era già rifugiato in una ridotta, ai confini con la Tunisia, in attesa, della resa o dell’ultimo attacco da parte delle truppe alleate. Solo in quel momento fu per noi da ritenere scontata che la nostra spedizione in Libia non sarebbe più avvenuta.
Un suicidio su commissione, il 14 ottobre del 1944, chiude l'esistenza del Feldmaresciallo Erwin Rommel, forse il più grande stratega militare della Seconda guerra mondiale. Accusato di aver partecipato alla congiura del 1944 contro HitIer, fu costretto a darsi la morte con il cianuro per evitare il processo. Scomparve dalla scena tragica della Germania, a un cenno del tiranno che ha fedelmente servito, come un generale romano...
La firma è sempre quella dell'incredibile contenitore di ricordi che porta il nome dell'indimenticabile
TOMMASO MONDELLI
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