POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

venerdì, aprile 10

SETTIMANE BIANCHE E CROCIERE A COSTO ZERO - memorie di guerra e prigionia di un ragazzo partito soldato - di TOMMASO MONDELLI





È proprio vero che non si è mai preparati di fronte alla morte, anche quando l'età di chi se ne va è più che ragguardevole. Il carissimo amico Tommaso Mondelli ci ha lasciati qualche giorno fa, al compimento del suo 101mo anno di vita.
Voglio ricordarlo attraverso due pubblicazioni che mi legano a lui in modo particolare: "Rime in libertà" (Gli Occhi di Argo, 2012) e "Settimane bianche e crociere a costo zero. Memorie di guerra e prigionia di un ragazzo partito soldato" (L'ArgoLibro, 2013). Il primo, sua primissima raccolta poetica, è stato il libro che mi permise di conoscere Tommaso nel gennaio del 2013, stringendo con lui un'amicizia giunta fino a oggi; il secondo, invece, da me curato, ci tenne impegnati assiduamente durante la stesura che si protrasse per tutta l'estate di quello stesso anno, subito dopo esserci conosciuti anche di persona a Torino. Fui io a incoraggiarlo - e non me ne pento! - a mettere per iscritto i suoi ricordi legati alla seconda guerra mondiale, durante la quale lui era sergente all'interno del 25^ Reggimento Artiglieria da Montagna della Divisione "Assietta". Una preziosa testimonianza, quella di Tommaso, in relazione al drammatico periodo bellico; ne consiglio la lettura, anche se tra quelle pagine non si troveranno battaglie cruente vissute in prima persona. Così come consiglio di leggere anche gli altri suoi numerosissimi scritti, sia in prosa sia in versi, che è possibile rintracciare sfogliando il catalogo dell'Editore L'ArgoLibro.
Ripenso con nostalgia alle nostre lunghe chiacchierate iniziate sette anni fa e mi sorprendo sempre della sua grande apertura mentale dinanzi alla vita, roba da far impallidire tanti benpensanti persino ben più giovani. Ora è sopraggiunta la morte a interromperle bruscamente e, come accade in questi casi, non si può fare altro che chinare la testa e continuare a custodire nel cuore tutto ciò che ci è stato donato. Perché l'amicizia è per davvero un dono prezioso e le persone che incontriamo lungo i sentieri dell'esistenza finiscono per lasciarci sempre qualcosa.
Mi resta l'enorme dispiacere di non aver avuto una seconda occasione per riabbracciarlo e anche di averlo saputo in maggiore difficoltà durante quest'ultimo periodo a causa dell'attuale quarantena, dal momento che abitava da solo.
Addio, caro Tommaso, e grazie di cuore per la condivisione di parole, risate e lacrime. È soltanto da pochi giorni che non ci sentiamo, ma mi manchi già.
"[...] Il sole al tramonto
Il suo pallido rosa
Dolce tormento
Per ogni altra cosa
Il sole abbandona
La luce del giorno
Forse anche domani
Fa ancora ritorno [...]"
Tommaso Mondelli, da "Ultimo tramonto" in "Rime in libertà"
Laura Vargiu
 Bellissimo ricordo Laura, e se non ti dispiace vorrei riportarlo sul mio blog, dove sto già scrivendo dei suoi libri che raccontano la loro storia. Poi io giro ogni articolo sul profilo FB del nostro indimenticabile comune amico. Parlare di lui, della sua scrittura, della sua persona, è come averlo ancora in vita tra di noi.. E lo possiamo sentire più vicino, come se non ci avesse mai lasciati. Un grande abbraccio, Laura, perché se ho potuto conoscere una persona speciale come lui, lo devo a te, quando mi hai regalato proprio la sua testimonianza in SETTIMANE BIANCHE. So quanto impegno hai messo nell'editing e nei consigli che hai dato a Tommaso, e il risultato è un capolavoro. Mi avevi chiesto di mettermi in contatto con Tommaso, per congratularmi con lui per i toccanti racconti e le emozioni che ho provato durante la lettura del suo testo autobiografico. Il primo di tanti altri. Sarà sempre nei nostri cuori cara Laura. Aggiungo un aneddoto che riguarda l'incontro tuo, Laura, avvenuto di persona con Tommaso. Fu a Torino, per la premiazione al Concorso La Mole che ti vide vincitrice del Primo Premio, mentre Tommaso Mondelli, Gavino Puggioni ed io ottenemmo il secondo posto pari merito. Il dott. Lorenzo Masetta, caro amico ci Tommaso e organizzatore del premio, mi invitò come voi tutti, all'evento. Presi il treno da Legnano a Rho, poi dovevo cambiare vettura con altro viaggio verso Torino. Attesi ore, i treni tardavano, fino a quando un annuncio disse che erano stati sospesi per un incidente occorso lungo il tragitto. Dovetti avvisare Masetta della mia assenza non certo voluta e rientrai a casa. Ebbi poi appuntamento una quindicina di giorni dopo, e ritirai il premio di Gavino e il mio presso la Cappella dei Mercanti a Torino, che ebbi modo di visitare. Ma non fu la stessa cosa dell'essere presente alla cerimonia della premiazione, nel qual caso avrei potuto conoscerti di persona insieme al nostro caro amico. Noi non ci siamo ancora incontrate e Tommaso ebbi l'onore di vederlo solo lo scorso anno, in occasione del suo 100° compleanno festeggiato durante la premiazione al Concorso La Girandola delle Parole indetto dalla Pro Loco di Limbiate cui siamo stati invitati dalla carissima amica Rita Iacomino. Qui sotto ho pubblicato la tua bellissima presentazione del libro di cui stiamo trattando. La mia gratitudine verso di te è immensa, avendomi fatto conoscere, proprio attraverso il dono di SETTIMANE BIANCHE, il nostro indimenticabile Tommaso Mondelli.
Danila
Questo uno scambio odierno tra Laura e me, ma vorrei aggiungere altro materiale considerando che avevo già programmato per oggi un articolo proprio su questo straordinario libro.
Dal libro “Settimane bianche e crociere a costo zero – Memorie di guerra e prigionia di un ragazzo partito soldato” di Tommaso Mondelli, L’Argolibro Editore 2013: 

“Il 10 di giugno fu annunciato alla radio l'inizio della fine: la dichiarazione di guerra alla Francia e all'Inghilterra da parte del governo italiano. Per una ventina di giorni si verificarono scambi di fuoco coi francesi. I nostri spari in partenza erano molto più silenziosi, per il fatto di non sapere verso dove esattamente puntare. Dall'altra parte, un fischio e uno schianto, uno dietro l'altro, uno accanto all'altro a distanza di qualche secondo. Oltralpe erano nervosi e comprensibilmente adirati. Io, dall'alto di una collina, dove avevo un piccolo e personale punto di osservazione, potevo vedere sulla mia sinistra, nel fondovalle, l'opera dei barellieri intenti a scavare le fosse dove sistemavano, trascinandoli per i piedi, i militari uccisi. I morti erano stati raggiunti dai colpi di artiglieria provenienti dalla Francia, ovviamente. […]
La punta d'orgoglio italiano era costituita nella sua difesa estrema dal cosiddetto Forte Chaberton, dalla cui altezza si dominava la zona antistante e su cui erano state poste delle torrette e dei cannoni a lunga gittata. Fu messo fuori uso allo scoccare dei primi minuti. Là i primi morti e tra questi proprio un sergente di mia conoscenza ma di cui non ricordo il nome. Le armi usate non erano che a diversi chilometri di distanza dall'obiettivo. Si colpiva a caso, naturalmente, ma si colpiva. Loro rintanati nei fortini non potevano registrare perdite: non avevano ragioni per uscire e andare a fare conquiste territoriali.
I nostri, invece, dovevano occupare del terreno per vincere e quindi esporsi alla rappresaglia francese. Soltanto per morire, senza conquistare.
Io ero lì. Udivo il sibilo di partenza e lo schianto all'arrivo dei proiettili sulle nostre postazioni e con la stessa incoscienza di chi assiste a dei fuochi artificiali, senza vederne l'effetto colorato, assistevo allo spettacolo. Coloro che cadevano e venivano seppelliti non rappresentavano altro che la risposta a una necessità storica. Vedevo quei ragazzi andare senza un senso preciso in tutte le direzioni e ogni tanto qualcuno cadeva senza più rialzarsi. Il senso di paura era assente; mi venne poi il sospetto che fossero stati drogati in precedenza con il rancio, che lo fossimo tutti… Anch’io mangiavo lo stesso cibo. Potrebbe essere questa la condizione che crea gli eroi? No, è l'artificio della menzogna! Quando dovevo muovermi dal mio osservatorio, lo facevo con la spensierata naturalezza della perfetta incoscienza. Un plagio collettivo. Una modificazione degli istinti che può renderti docile o aggressivo, ardimentoso o vigliacco, eroe o codardo: l'uomo manipolato dalla chimica!”

Tommaso Mondelli 

Laura si è occupata dell'editing di altri libri di Mondelli, dopo di lei, ho seguito il suo esempio, e volentieri mi sono impegnata nello stesso suo gradevole compito. Lavorare in tandem con l'autore è crescere culturalmente, un reciproco scambio di pensieri, una comunione di intenti, supportata egregiamente dall'Editore, col quale è un vero piacere collaborare. 
E' stato bello Tommaso, la tua scrittura poetica e in prosa è continuata anche su qualche giornale online, come quello irlandese di ROSEBUD, con sede a Dublino il cui amministratore ed Editore di Ipazia Book apprezza i tuoi scritti. Ringrazio in modo particolare l'Editore Francesco Sicilia, Laura Vargiu, Ivana Leone e  tutti coloro con i quali è nata una bella amicizia collaborativa, e naturalmente Rina Brundu, per aver dato spazio a Tommaso sui suoi giornali e riviste online Rosebud, L'Approdo e La Barba di Diogene.

Danila Oppio

Prefazione L’importanza della memoria di Laura Vargiu
 Se è inevitabile che nella grande Storia si perdano le piccole storie degli uomini, è però possibile che queste ultime spesso riescano a emergere in virtù di quell’innato desiderio umano di raccontare di sé, degli altri e per gli altri.
È così che si sono salvate dalle nebbie della dimenticanza anonime storie che altrimenti non avremmo mai conosciuto, per il semplice ma pur straordinario fatto che qualcuno abbia deciso di raccontare le proprie o le altrui vicende. La scrittura, in quanto scrigno di una oralità forte ma pur sempre fragile, resta uno strumento fondamentale per preservare e tramandare storie e memorie. Del resto, nemmeno di Ulisse avremmo avuto notizia, se i poemi omerici non fossero stati fissati per iscritto; così come quello della giovanissima Anna Frank sarebbe stato solo uno fra i tanti milioni di nomi finiti purtroppo nelle liste dello sterminio nazista, se lei stessa non avesse scritto il suo celebre diario. E che dire di Emilio Lussu o di Primo Levi, solo per citare altri due personaggi che ci hanno trasmesso testimonianze fondamentali che leggiamo ancora oggi?
Anche quella di Tommaso Mondelli è una piccola storia, una delle innumerevoli di cui brulica la Storia italiana del Novecento. Una storia semplice, di ordinaria quotidianità e, a tratti, di altrettanta drammaticità nel bel mezzo di quell’immane delirio che fu il secondo conflitto mondiale.
Quando all’inizio delle nostre lunghe “chiacchierate” per e-mail Tommaso mi raccontò di aver partecipato alle operazioni militari ed essere poi stato fatto prigioniero dagli Alleati, gli suggerii di raccogliere in una pubblicazione i ricordi legati a quel periodo. La risposta poco entusiastica da parte sua (per lo meno tale parve a me in quel momento) mi indusse a credere che il discorso si sarebbe concluso lì; in effetti, non è detto che tutti coloro che hanno combattuto una guerra siano disposti a parlarne o amino parlarne troppo.
Invece, inaspettatamente, dopo qualche mese mi annunciò con entusiasmo di essere intento a scrivere le sue “memorie militari” e più tardi me ne inviò la bozza, chiedendomi che cosa, a mio parere, da quella sarebbe potuto venir fuori. Il risultato è rappresentato dalle pagine che seguono, dense di una narrazione particolareggiata che espone la vicenda personale del protagonista senza scinderla dai contesti storico-politici che le fanno da sfondo.
Sono anni non facili quelli nei quali si muove quel giovane uomo, figlio di una Italia contadina e operosa che ascolta alla radio i discorsi di Palazzo Venezia e osserva incuriosita i fasti di un rinnovato impero, sognando di correre anch’essa veloce a bordo di quei treni dalla tanto decantata puntualità. Anni di autarchia, di leggi razziali e del “Taci! Il nemico ti ascolta”, a cui non tarderanno ad aggiungersi le corse ai rifugi antiaerei e il razionamento alimentare, se non la fame più nera. E il conto di una guerra imposta a tutti dalle scellerate decisioni di pochi non si sarebbe di certo esaurito così.
Partito dapprima per l’assolvimento del servizio di leva, Tommaso vedeva nella carriera militare un futuro lavorativo in condizioni di relativa stabilità quale era quella che si respirava nella seconda metà degli anni Trenta; gli eventi però precipitarono nel giro di breve tempo ed egli si ritrovò coinvolto all’improvviso in un gioco più grande di quello inizialmente ipotizzato. Eppure, a sentir parlare lui, che sostiene di non aver vissuto una vera e propria esperienza bellica, considerati i fronti “tranquilli” ai quali fu inviato insieme al suo reparto, sembrerebbe di essere davanti a niente di più di un semplice resoconto di fatti e spostamenti privi d’interesse. Certo, a eccezione del triste spettacolo del giugno 1940 al confine francese, il lettore non troverà descritti in queste pagine cruenti combattimenti fra soldati o massacri di popolazioni inermi; è pur vero, inoltre, che l’autore non ebbe la sventura di marciare sulle gelate steppe in terra di Russia né quella di combattere al sole di El-Alamein dove, si sa, “mancò la fortuna, non il valore”, così come non si trovò a Cefalonia all’indomani di quel fatidico 8 settembre del ’43 che a troppi costò la vita.
Tuttavia, ciò non significa che la storia di Tommaso debba essere considerata poco importante o meno degna di essere raccontata rispetto alle precedenti o a quelle di coloro che furono insigniti di medaglie al valor militare. Si tratta semplicemente di vicende diverse, il cui confronto risulterebbe tanto inutile quanto insensato, accomunate però dal fatto di essere tasselli inseparabili di un unico grande mosaico. C’è tanta drammaticità nella vicenda di Tommaso, più di quanto il ragazzo che è ancora in lui riesca a percepire a distanza di circa un settantennio dallo svolgimento di quei fatti. Trovarla non è difficile: basta soffermarsi agli angoli dei toni leggeri e spesso ironici della narrazione che fanno capolino fin dal titolo, riflettendo sulla condizione di soldati mandati allo sbaraglio contro un nemico senza dubbio meglio armato; osservare con occhi attenti le lunghe estenuanti marce consumate tra le strade polverose di stagioni dissestate; ascoltare nel “Va’, pensiero” intonato da un coro di voci in cammino verso ignota destinazione tutta l’incertezza del destino e scorgere la libertà perduta attraverso le sbarre pur invisibili della prigionia.
Leggendo questo libro, ricco di notizie, aneddoti, citazioni storiche e riflessioni personali sul corso degli eventi, si ha l’impressione di sfogliare un vecchio album fotografico oppure di guardare un lungo filmato d’epoca, proprio come quelli che giravano i cineoperatori militari. Al tempo stesso, neppure i colori sono assenti, dal bianco accecante della neve sui Monti della Luna all’azzurro inebriante del mare di Sicilia, che si accompagnano ai tanti suoni che pervadono il testo, come gli squilli di tromba che scandiscono i ritmi delle giornate in caserma, il verso ribelle dei muli insofferenti al basto o, ancora, il rimbalzare monotono delle palle da tennis sui campi in terra battuta in cima a una collina di Algeri. Anche i giorni del dopoguerra avranno i loro suoni e colori, a dispetto del sapore amarissimo del periodo iniziale.
Questa di Tommaso è un’autentica testimonianza di un’epoca, in verità neanche troppo lontana, che contribuisce a sottolineare l’importanza della memoria e il continuo bisogno che di essa abbiamo, soprattutto in una società come la nostra, troppo spesso distratta e sorda agli insegnamenti del tempo. Ricordare non è soltanto importante: è addirittura vitale, poiché senza passato non possiamo guardare al futuro che si costruisce degnamente, giorno per giorno, traendo i giusti insegnamenti alla luce della memoria. Ecco perché, forse, non è sbagliato parlare di un dovere della memoria che ricada specularmente su vecchie e nuove generazioni: le prime devono ricordare, le seconde non dimenticare. È l’unico modo affinché non venga meno la speranza anzitutto in noi stessi, in quanto esseri umani, e nella possibilità di un mondo migliore, dove ciò che d’inumano è stato non accada più. 

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