POETANDO

In questo blog raccolgo tutti gli scritti, poetici e in prosa, disegni e dipinti di mia ideazione. Recensioni stilate da me e da altri autori. Editoriali vari. Pubblico poesie, racconti e dialoghi di vari autori.Vi si possono trovare gallerie d'arte, fotografie, e quant'altro l'estro del momento mi suggerisce di pubblicare. Sulla banda destra della home page, appaiono i miei e-book poetici ed altre sillogi di alcuni autori. Così come le riviste online de L'Approdo e de La Barba di Diogene, tutto si può sfogliare, è sufficiente cliccare sulla copertina. Aggiungo che , sempre nella barra a destra della home page ci sono mie video poesie, con sottofondo musicale. E' sufficiente cliccare sull'immagine per ascoltare testo e musica, direttamente da YouTube. Tutte realizzate dalla eclettica Anna Montella., Ci sono poi i miei libri scritti nel corso di circa 10 anni. Buona lettura e buon ascolto!

lunedì, aprile 13

DAGLI APPENNINI ALLE ALPI - Squarci di vita di uno strano ragazzo di TOMMASO MONDELLI


Non ricordo se Tommaso Mondelli abbia mai pubblicato nei suoi libri di memorie qualcosa in merito ai ricordi dei suoi genitori o se me ne abbia fatto cenno in qualche sua email. Mi spiego meglio. Spesso mi suggeriva di porre domande a mia madre, per farmi raccontare qualcosa relativa ai suoi ricordi, a partire dall'infanzia. Gli ho risposto che mamma mi ha raccontato molto di quanto accadeva in seno alla sua famiglia, a partire dai suoi nonni, ma che al momento presente sarebbe stato difficile ottenere risposte dettagliate, poiché la sua mente aveva focalizzato alcuni episodi, e completamente cancellato moltissimi altri. Mamma è nata un anno dopo Mondelli.
Il motivo per cui Tommaso insisteva affinché mamma mi informasse di eventi di cui forse non ero a conoscenza, nasceva da quel senso di vuoto nel non aver a suo tempo chiesto molte più cose ai suoi genitori. E al momento non poteva più farlo, per essere già passati a miglior vita. Quando era giovane doveva pensare agli studi, al servizio militare terminato con la guerra, alla ricerca di un'occupazione, alla nuova famiglia che si era creato. Il tutto, condito dal fatto che era lontano dal luogo dove vivevano i suoi genitori. 
Si sentiva un pungolo di rimorso per questa sua mancanza. Di certo avrebbe voluto scrivere molti più ricordi, nei suoi libri autobiografici, per meglio arricchirli. Ma già la sua vita è stata piena di fatti ordinari e straordinari da raccontare, tanto che ha riempito molte pagine anche sulla sua vita vissuta nella famiglia d'origine. 
Oggi vorrei trattare del libro DAGLI APPENNINI ALLE ALPI, edito da LargoLibro nel 2015. Il titolo è stato da me suggerito facendo eco al racconto presente nel romanzo Cuore di Edmondo De Amicis, che titola Dagli Appennini alle Ande. La vita dell'autore ha avuto origine a Monteforte Cilento, alle falde dell'Appennino. Da qui la prima parte del titolo.
Un pizzico di storia non guasta.
Il Cilento è un'area montuosa della Campania situata in provincia di Salerno, nella zona meridionale della regione,
e dichiarata Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO. Insieme al Vallo di Diano in passato era parte del Principato Citeriore definito anche "Lucania occidentale".
Fino alla creazione del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni il territorio cilentano era individuato tra i paesi ai piedi del Monte della Stella (1131 m) ovvero facenti parte della Baronia del Cilento del ramo principale dei Sanseverino, poi Principi di Salerno, cis - Alentum al di qua del fiume Alento ma visto dalla capitale Napoli; poi a fine '800 il toponimo attrasse l'area dell'ex baronia di Novi (vallo della Lucania e confinanti) ad est del fiume, perciò quella zona viene distinta dall'intero parco nazionale e prende il nome di "Cilento Antico".Per ragioni oggettive si è voluto estendere il Cilento a buona parte della provincia costiera e interna meridionale di Salerno.
La seconda parte è relativa agli spostamenti per questioni lavorative quindi, se in un primo tempo il Piemonte è stato luogo di servizio militare, poi è diventato luogo di residenza definitiva, per l'attività di Segretario Comunale e per essersi trasferito con moglie e figli. Ed eccolo arrivato alle pendici delle Alpi. Il racconto inizia dalla prima infanzia dell'autore per terminare quando fu chiamato per svolgere i servizio militare e termina con queste splendide righe:
"Lasciavo alle spalle un lembo della terra natia, baciata dal sole e m'inoltravo là, dove la nebbia la fa da padrona e già alla stazione di Alessandria me ne mostrava lo spessore".
Ora vediamo come è nata la copertina. Ho cercato uno sorcio di Monteforte e ho scelto questo scatto fotografico, poi ho chiesto all'editore di preparare una bozza un po' "antica", e mi è piaciuta quella che ha studiato, così gli ho dato l'ok.

L'editore Francesco Sicilia ha poi scritto la sua presentazione nel sito LargoLibro, ed è la seguente:

Sì: Tommaso Mondelli Classe 1919 è stato (ovviamente) ma continua ancora ad essere a tutt’oggi un “ragazzo”. Lo è perché ha saputo conservare l’animo di chi sa sorprendersi “ad oltranza” ma lo è anche perché ha saputo “miscelare” un tale sguardo con la grande arte della parola scritta, sia in versi che in prosa.
È un ragazzo “strano” Tommaso Mondelli? Di sicuro è originale. Con la parola sempre formidabile strumento nelle sue mani sa richiamare evocare sa dirigere il pensiero che riprende il ricordo e così offrirgli nuova vita.
Anche il ricordo è vita ora, adesso se richiamato con forza e con il preciso intento di portare alla luce lo strettissimo legame che sempre c’è tra passato e presente tra presente e futuro tra futuro e passato. Ogni vita attraversa lo spazio e il tempo peccando spesso di assenza di consapevolezza. Uno sguardo attento di un grande artista può aiutarci forse più di quello di uno studioso di qualche scienza sociale o della personalità.
“Dagli Appennini alle Alpi” ci parla di amore e di guerre di oggetti quotidiani e di eventi fatali di moschetti e di mucche… in una trama sorprendente che svela la sua coralità attraverso una serie di brevi paragrafi.
Ad aprire e chiudere l’opera gli interventi di Laura Vargiu e Danila Oppio due bravissime autrici che continuano a collaborare con Tommaso Mondelli  offrendoci di volta in volta ulteriori e nuove chiavi di lettura della sua complessa opera.

Ecco, poiché Francesco ci ha citate, sono lieta di pubblicare la presentazione di Laura alla quale ho girato il testo che ho curato con il solito amore per la scrittura di Mondelli ricerche e note storiche nonché immagini tratte dall'Enciclopedia Treccani e da foto reperite nel Web, atte a meglio illustrare la storia contenuta nel libro. 
 

Ora vi racconto come si arriva alla stampa di un libro.
L'autore scrive manoscritti o dattilografati o redatti al PC su Word. Questo è avvenuto per tutti i libri di Mondelli. 
Una volta completato il testo l'autore lo invia a persona di sua fiducia (Tommaso a Laura Vargiu per le prime edizioni e poi a me per tutte le altre). Il lavoro non è una semplice correzione di bozze che riguarda principalmente la caccia ai refusi nelle battute ma anche una dettagliata rilettura per eventualmente impostare al meglio ogni singolo paragrafo togliendo ripetizioni modificando vocaboli o verbi e quant'altro. Ovviamente informa l'autore delle correzioni per avere un suo parere in merito o se lui stesso vorrà cambiare quelle parti che risultano un pochino complesse. Una volta effettuata la revisione l'autore chiede se ci sia qualche persona disposta a leggere il testo per scriverne una prefazione una relazione o presentazione. Di norma per i libri che ho curato ho scritto anche la prefazione o una postfazione. Ho aggiunto immagini curato la copertina o effettuato ricerche storiche, come in questo libro per meglio illustrare il contenuto del testo. Finiti i vari passaggi si invia all'editore l'intera opera e lui ne farà una rilettura curerà  l'impaginazione che poi invierà alla tipografia per la stampa. 
Quindi si tratta di un lavoro di cesello che richiede impegno e tempo da parte di tutti coloro che vi hanno lavorato.

Ed ora la presentazione di Laura Vargiu alla quale avevo inviato copia dell'opera.

Prefazione

     È una storia che inizia col botto, quella raccontata da Tommaso Mondelli in questa sua nuova pubblicazione. Una storia, la sua, semplice e preziosa come lo sono spesso le piccole grandi storie.
     Il botto in questione è quello di un’arma da fuoco, un vecchio schioppo del nonno appeso incustodito alla parete di una stanza: una tentazione forse troppo forte per un bambino curioso che, come darà prova anche in seguito con il moschetto paterno (cimelio austriaco della Grande Guerra), dalle armi è precocemente attratto. Un “consistente cratere” nel tetto l’esito di quel primo incauto maneggiamento; una azzardata sfilata per le vie del paese, in barba agli ignari carabinieri della locale caserma, nel caso invece dell’imbracciatura giocosa del moschetto Mod. 91.
     Questi e altri ricordi di vita animano le pagine che seguono, dove tante e diverse scenette si presentano in un arco temporale che va dall’infanzia alla giovinezza dell’autore. Sono gli anni del secolo scorso a cavallo tra le due guerre mondiali; anni in cui non pareva possibile “che un'era d’apparente pace fosse già al tramonto” e l’esistenza procedeva secondo i suoi ritmi semplici sullo sfondo di un pezzo di quel Sud contadino e operoso, così bistrattato fin dal 1861, da cui in troppi continuavano a partire per cercar fortuna altrove, magari nelle Americhe.
     Per un certo periodo, anche il padre del nostro Tommaso aveva preso la via dell’emigrazione oltreoceano, come viene raccontato nel capitolo dal titolo “L’americano”; altre vicende e questioni familiari sono confidate al lettore con una prosa candida e, a tratti, ammiccante. E, intanto, tra gli immancabili riferimenti al lavoro nei campi e gli scenari storici dell’epoca (nazionali e internazionali) si rianimano gustosissimi quadretti di vita di piccolo paese che mettono in luce vari personaggi: dalla maestra elementare alla giovane pastorella, dal macellaio a qualche furbo avventore di bettola.
     Un’altra bella, ammirevole, tenace prova di scrittura da parte di Tommaso che, dopo “Settimane bianche e crociere a costo zero” e “Lontani ricordi di un Segretario Comunale”, editi entrambi da L’ArgoLibro negli ultimi due anni, completa dunque le sue memorie affidandole alla magia senza tempo dell’inchiostro. Nonché alla sensibilità di coloro che, quella magia, saranno sempre pronti a coglierla.

Laura Vargiu

 La mia postfazione

Questo “strano ragazzo” esordisce con il narrare le sue birichinate infantili, che mi hanno molto divertito. Certo, se le cose fossero andate diversamente, non le avrebbe potute raccontare, ed io non le avrei conosciute attraverso i suoi scritti. Dicono che ogni bambino ha il suo angelo custode, e il suo l’ha protetto da incidenti che si sarebbero potuti rivelare mortali.
Prosegue poi raccontando vari aneddoti riguardanti i membri della sua famiglia, a cominciare dai nonni. E’ uno scorcio di vita che mancava alla sua biografia, poiché nel suo primo romanzo Settimane bianche e crociere a costo zero, l’autore ha scritto della sua partenza per il servizio militare che poi l’ha condotto alla prigionia in Africa e la successiva liberazione. Con il secondo romanzo Lontani ricordi di un Segretario Comunale, l’autore ha raccontato della sua attività lavorativa. Era necessario il completamento dell’opera, per avere una visione totale della vita di un uomo davvero straordinario. Si tratta di un uomo versatile, ammirato e rispettato da moltissime persone che hanno avuto l’onore di conoscerlo.
 Credo, e sono convinta che, quando lo scrittore narra spezzoni della propria vita - e la memoria di Tommaso Mondelli ha davvero registrato tutto e conservato nel file mentale – non si limiti ai fatti strettamente legati alla propria esistenza e a quella dei suoi familiari o amici, ma che volutamente colleghi la propria storia personale a quella della Nazione e del mondo.
In questo modo, il lettore ha un’ampia visione d’insieme: il tenore di vita italiano nei primi decenni del ‘900, il sistema educativo del tempo passato, il rapporto familiare e quant’altro. Per chi è nato in tempi successivi, è come se s’immergesse un bagno storico, un tuffo nel passato che non ha avuto modo di conoscere, senza dover aprire noiosi libri di storia, quelli che di norma la scuola pretende vengano studiati.
 Penso, e ne sono convinta che, nel leggere un libro – romanzo, la storia rimanga meglio impressa nella mente, che non in altro modo. Posso citare alcuni romanzi come Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, La Storia di Elsa Morante, per immergersi totalmente nell’atmosfera storica del tempo. Così è stata la mia impressione, leggendo Dagli Appennini alle Alpi di Tommaso Mondelli.
Dalla lettura, ho percepito un malinconico e struggente rimpianto, da parte dell’autore, di non poter dialogare con i genitori, per raccontare loro dei suoi progressi, successi, o anche avversità avute nella sua esistenza. La mia sarà solo una piccola consolazione, ma sono certa che, dalla dimensione eterna in cui loro adesso abitano, hanno appreso e gioito, orgogliosi, di come i loro insegnamenti abbiamo portato frutto nella vita del figlio. La sua integrità morale e l’alacre impegno quale Segretario Comunale, l’hanno reso degno dell’Onorificenza di Cavaliere Della Repubblica. Persona determinata, con perseveranza ha ripreso gli studi universitari, dopo aver raggiunto l’età pensionabile. La sua costanza l’ha condotto a ottenere ben tre lauree, in Giurisprudenza, Lettere moderne e Filosofia presso l’Ateneo di Torino. Non contento del risultato ottenuto, ha scritto e pubblicato un buon numero di sillogi poetiche, cui seguono due racconti storico-esistenziali, oltre ad un saggio sul senso della vita.
Che dire ancora di Tommaso Mondelli? Questo è quanto la lettura del suo ultimo romanzo biografico ha prodotto in me, ed è con grande emozione e ammirazione, che gli porgo i miei più sentiti ringraziamenti, per avermi dato la possibilità di leggere in anteprima questo tuo nuovo parto letterario.
Complementi e… ad maiora!
Danila Oppio
Ringraziamenti dell'autore
A Danila Oppio un vivo grazie per avere cortesemente letta la bozza e avere revisionato il manoscritto, ed espresso anche un suo personale parere scritto. Ringrazio ancora per il reperimento delle foto, aforismi e note storiche.
A Laura Vargiu che ha profuso tutta la sua cortese attenzione ed energia nel tocco finale e la sistemazione definitiva del testo. La sua presentazione è quanto di più impegnativo vi si potesse accreditare. 
(Tengo a precisare che Laura non ha dato alcuna sistemazione definitiva al testo. Lo ha solo letto e poi in base a quanto ha rilevato, ne ha scritto la Prefazione).
Ultimo inserto e mi scuso ne frattempo della lunghezza dell'articolo, nel quale mi sono dilungata per raccontare come funziona la creazione di un libro. Aggiungo una poesia e un testo in prosa dedicato alla Quercia dove l'autore ricordando quella dell'infanzia, tende a rispecchiare la propria esistenza.
 La quercia: ricordi in prosa



Ricordo il tronco di quella quercia con un diametro di oltre un metro. L’ombra delle sue fronde si proiettava su un'area a circonferenza di circa 300 metri, e forse più. Pensate a un diametro di circa 30 metri per 3,14 e vedete cosa ne viene fuori e le grida assordanti delle cicale innamorate. Era bello il mondo di allora avvolto in una sua candita certezza. Ero felice e quella sensazione è ancora un ricordo vivo che sento reale. Non potevano essere allora solo sogni di un ragazzo che si sentiva proiettato verso il suo futuro, senza  remore.
    I resti di quel tronco enorme, che guardavano il cielo con nostalgia, non sembrava volessero arrendersi al destino segnato e continuarono per anni ad assicurare nutrimento a dei funghi commestibili.
    Il canto melodico dell’usignolo, Il volo planato dello sparviero, in cerca della preda da catturare, il salto delle bisce da una all'altra parte dl sentieri avanti ai miei passi sicuri, sono ancora ricordi vivi e attuali al cospetto dei miei occhi e orecchi.
    Ricordo le viole e le margherite disseminate sui prati e nel frutteto accanto, il fico bianco e l’uva rosata. 
    Se avessi la penna facile, queste cose le avrei potute raccontare allora come oggi. Purtroppo dalla vita non tutto è concesso.
   Quella quercia, e non fu una sola ad essere abbattuta per lo stesso scopo, era piena, sana e vegeta. E fu abbattuta per fare delle traversine che a quel tempo erano destinate ad assicurare le rotaie dei treni. Furono, col tempo, sostituite con traversine di cemento.
   Il necessario abbattimento era richiesto per uno scopo commerciale che avrebbe procurato risorse monetarie per fare fronte agli obblighi fiscali ed altre impellenti esigenze di carattere famigliare. Solo due anni fa notai che nello spazio del vicino, già di proprietà del fratello di mio padre, una simile pianta era ancora in vita sol perché meno idonea a dare allora quello stesso prodotto.

    La quercia
  
Era all'ombra della quercia antica
che tra le fronde verdi e le cicale
trassi quel sogno dalla casa avita
il passo con la vita ancora mi cale.

Un passato, il presente col futuro
sì come quel tronco regge il pieno
non moriremo mai ne son sicuro,
sul sentiero mai portato al meno.

Poi che 'l tronco suo segato a terra
a far per le rotaie quel traversino
come la cosa che 'l mio core serra
e quel sentiero mi segnò il destino.

Ché dell'ombra e le cicale il canto
Così, delle ghiande, il maiale grasso
tempo fu quello del fatale incanto
come d'allor fu già frontale il passo.

Quel che viene torna al suo passato
so già che son venuto e me ne torno
tra quel che ho fatto, ancor segnato
quel tanto porto fiero al mio ritorno.

Or che son vecchio e stanco alquanto,
tu non fungerai mai più da traversino,
già più non s'ode, delle cicale il canto
così noi uniti siamo, nel comun destino.

Tommaso Mondelli

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