Ho pubblicato la sua poesia, caro
Roberto, FIN CHE CI SIA UNO SGUARDO...(che trova qui) http://versiinvolo.blogspot.it/2016/10/fin-che-ci-sia-uno-sguardo-di-roberto.html
mi ha molto colpito...solitudine
incompresa? O forse una donna che ha ricambiato l'amore con un addio, lasciando
l'amaro fiele di un amore incompreso, forse dileggiato, in ogni caso ancora più
assetato d'amore? Dicono che le poesie, soprattutto quelle ermetiche, che
"sotto li versi strani" nascondono sentimenti che si vogliono celare,
vanno interpretate dai lettori, a loro piacimento. Non so se sia vero, so però
che è inutile sondare l'animo di un poeta, perché mai narrerebbe il vero senso
del poema.
Danila
Grazie
infinite della pubblicazione.
Ma, se ha letto attentamente "L'AUTORE
RISPONDE", dovrebbe magari soffermarsi a ragionare di
più sul senso delle mie epigrafi: come certa critica ha
correttamente inteso e segnalato, quelle epigrafi fungono come guida
di massima nei confronti del lettore.
E in questo
caso? Abbiamo Penna, che osservando "gli operai" li dice
"belli" perché lo eccitano sessualmente, mentre del loro ben
diverso spessore umano non dimostra di curarsi; abbiamo Sbarbaro che,
notoriamente, inseguiva certe donne per le vie di Genova solo per eccitarsi
guardandole a distanza, e poi concludere la serata in un bordello;
Kavafis. dal canto suo, illustra un tipo di desiderio amoroso
che si esplica sullo stesso piano superficiale di Penna; e
infine Thoreau che lancia un avvertimento morale sul quale conviene
meditare seriamente: chi si limita a rincorrere il bell'involucro
degli esseri umani e nel prossimo non sa cercare nulla di là dalle
graziose apparenze, si vota ad una inevitabile solitudine, un travaglio esistenziale senza
sbocchi possibili (v.l'inesauribile tormento omosessuale di
Penna e Kavafis da un lato, e quello eterosessuale
di Sbarbaro dall'altro - in ogni caso
tutti ugualmente infelici soltanto per non aver saputo (né
voluto?) ricercare nell'altro nulla di meno effimero dei tratti
esteriori.
Quanto alla
coloquintide (che, fra l'altro e non a caso veniva indicata da Gide
come "affascinante quanto amaro frutto del deserto" nella
sua prefazione a L'IMMORALISTE"), non si può dire che
qui non si presenti come un perfetto simbolo di Bellezza carica di insidie
per chiunque si precipiti ad "assaggiarla", dapprima
attratto e poi sconfitto dalle semplici apparenze esteriori.
Roberto
La prego di perdonare la mia
ignoranza in materia (ignoro perché non conosco).
Non ho letto molti autori italiani e
stranieri, non ho le competenze quindi per collegare gli uni agli altri e loro
a lei.
Come dicevo, spesso le poesie di un
certo ermetismo, possono essere interpretare dal lettore secondo lo stato
d'animo del momento, e affibbiare loro un significato improprio.
Avevo intuito che poteva trattarsi di
un'attrazione basata sulla superficialità con cui spesso l'individuo si pone di
fronte alla bellezza esteriore, e non sul vero spessore umano, ma chi
legge, potrebbe anche pensare che la lirica si riferisca a un amore (etero o
omo poco importa) non corrisposto, e quindi ecco la solitudine dell'anima e del
cuore. Il frutto coloquintide, dall'aspetto esteriore ingannevole, nasconde
sostanze tossiche.
La ringrazio per l'esegesi (o testo
ermeneutico?) della sua poesia e mi piacerebbe utilizzarlo riportandolo in
calce alla poesia stessa, se lei me lo concede.
Danila
Tanto per portare
avanti (senza la pretesa di concluderlo) un argomento filosofico complesso,
appena delineato in quella poesia: la "solitudine
incompresa" riguarda, anzitutto, chi (come Penna, Sbarbaro, ed
altri dichiaratamente frustrati nel loro desiderio di amore-- seppure rivelando
un certa dose di godimento masochistico in quella lamentata
"infelicità") non si rende conto delle cause ultime della propria
"sofferenza", le quali stanno
nell'atteggiamento quanto meno frivolo e immaturo assunto verso il
bell'aspetto di determinati esseri umani, i quali vengono (come
diceva Adorno) "reificati", ossia ridotti ad oggetti esistenti
esclusivamente per il nostro piacere individuale. l due versi
finali della lirica vanno in questa fondamentale direzione semantica.
Però...però...proviamo
a considerare il risvolto psicologico da un'altra angolazione: quella
di chi, vedendosi ammirato soltanto per la propria bellezza fisica anziché per
altri pregi reconditi della propria anima, si sente "spiritualmente
solo ed incompreso", "puro oggetto di concupiscenza", e
talvolta ne soffre così profondamente da rasentare il
suicidio (Marilyn Monroe? Eleonora Rossi Drago? Esempi a caso,
fra mille altri possibili). Insomma, due
diverse "solitudini incomprese", fra loro speculari pur se
determinate da ragioni diametralmente opposte.
Tenga presente,
Danila, che queste mie mail sono scritte di getto, senza nessuna limatura
eventualmente auspicabile, e non hanno quindi la pretesa di figurare
nel suo blog come "parafrasi" di certi scritti che (pur
sempre con buona approssimazione) mi sembra più o meno utile
delucidare. Veda lei, con la sua sensibilità, se è dopotutto il caso di
pubblicare dei semplici "appunti" con il rischio che
siano scambiati per chissà quali raffinate pagine di saggistica! Francamente,
analizzare un testo (proprio o altrui) per me ha sempre comportato ben
altro impegno compositivo.
Sono contento che
abbia finalmente ricevuto il mio volumetto (ndr: (Roberto Di Pietro:
Fonosimbolismo e vocalità poetica -
Edizioni Helicon).
Se avrà la costanza di leggerlo
progressivamente, senza saltare nessun "passaggio", sono certo che
riuscirà a trovarlo non solo utile ma, (specie verso la parte conclusiva) anche
divertente e stimolante. Lo scopo di questo corso propedeutico alla scrittura
poetica può paragonarsi a quello di chi s‘iscriva ad una corso di pittura: imparare
a trattare la tela, ad usare i vari tipi di pennelli secondo
necessità, a miscelare i colori, a distinguere la tecnica ad olio
dalla tempera e dell’acquerello, ecc.
Chiaramente, come l'apprendimento
scrupoloso delle regole non basterebbe di per sé a garantire la
qualità artistica delle opere degli studenti, così solo chi ne ha la
stoffa potrà da ultimo aspirare a farsi autentico pittore o poeta.
Sta di fatto - è lapalissiano - che in ogni campo dell'arte, prima
di poter creativamente infrangere le regole tramandate dai
grandi del passato senza sconfinare nella categoria degli
orecchianti senza costrutto, occorre mostrarsene assolutamente consapevoli,
ferrati in materia, abili "artigiani" fino in fondo
(v. Rimbaud, Picasso, ecc.).
Roberto
Senza voler sminuire il suo stile
scritturale, perché ho letto altri suoi scritti in prosa, davvero esaustivi ma
forse anche troppo impegnativi per i lettori del blog. Direi che quanto
contenuto nelle sue email, sarebbe utile per chiarire come "funziona"
l'esegesi di una poesia di tipo quasi ermetico. Lo so che lei desidererebbe
fosse reso pubblico solo il meglio della sua scrittura, ma le cose
"scritte di getto", a mio avviso, sono quelle che si rendono più
comprensibili al lettore. Il mio blog non è un salotto letterario, dove c'è chi
fa a gara per dimostrare la propria erudizione. Dobbiamo qualche volta fare un
passo indietro, scendere qualche gradino, per venire incontro a chi non è
arrivato ancora così in alto, culturalmente parlando, come lei, Roberto. Ed io
mi trovo tra quei piccoli esseri mortali che, non avendo seguito studi
classici, ha molte lacune a tale proposito. Quindi mi lasci estrapolare dalle
sue ultime due email, quella parte che potrebbe essere di grande utilità, per
chi desidera imparare a poetare con un po' più di stile e conoscenza.
Un Parroco amava raccontare questo
aneddoto:
"Il Cardinale Biffi aveva una
perpetua alla quale, dopo aver scritto le sue elaborate omelie, leggeva il
contenuto delle stesse chiedendole il suo parere. (Pensava: se lo comprende
lei, che è priva di cultura, lo capiranno ancora meglio gli altri uditori). Lei
ascoltava e gli dava il suo modesto parere.
E si recava sempre ad ascoltare le
prediche, o le conferenze del Cardinale.
Accadde che Biffi fosse stato
invitato a tenere un’omelia in una chiesa, e non avesse avuto tempo di
preparare in anticipo il discorso. La perpetua, presente come sempre, ascoltò, Alla fine, tornando a casa, le chiese:
"Come sono andato, secondo
te?".
"Guarda Giacomo, quando le
preparavi scritte, se propri te vor savé, non ci capivo un acca, usavi parole
troppo difficili, anche se eleganti e pompose, adesso che hai predicato a
vanvera, ho capì tuch coss!".
Lei lo ha detto in dialetto lombardo,
che io non so scrivere, ma con quel "vanvera" intendeva dire "a
braccio" ovvero spontaneamente.
Quando una persona erudita, come lei
Roberto, si avvale di una terminologia non di uso corrente, rende i propri
scritti o discorsi, per la maggior parte degli uditori o lettori, di non facile
comprensione. E quindi va fatto un distinguo: tra letterati, ci si esprime un
in certo modo ma, per coloro che devono apprendere, il linguaggio deve per
forza di cose essere più semplice, affinché anche lo studente possa avvicinarsi
poco alla volta, alle espressioni più consone ed erudite. Non so se mi sono
spiegata al meglio, ma tutto questo per dirle che le sue email, seppur scritte
di getto, restano comunque di un certo spessore letterario, e adatte ai lettori
di un blog.
Danila
Nessuna remora da
parte mia, se a lei va bene così: non a caso avevo scritto "veda
lei, con la sua sensibilità". Il blog è suo ed è solo giusto che lo
gestisca nel modo che preferisce. Ci mancherebbe! A differenza di altri
collaboratori, io non me ne sento sminuito per niente - anzi! Se
così non fosse, glielo direi molto onestamente, da vero amico privo di doppiezza; e, di
conseguenza, eviterei di trasmetterle altri miei scritti con riprovevole
incoerenza di giudizi e di vedute.
Sono felicissimo di figurare sul suo blog e non so come
ringraziarla di tutto lo spazio che benevolmente mi concede.
Appena il tempo a
disposizione me lo consente, mi permetterò di tornare sul
termine "ermetismo", in genere bisognoso di qualche migliore
approfondimento storico-letterario. Ma, nel frattempo, servirebbe
magari voler riflettere un po' meno disinvoltamente sulla mia poesia BOTTA
E RISPOSTA (presente sul blog a questo link http://versiinvolo.blogspot.it/2016/08/dalla-silloge-il-vero-il-bellolanello.html ) --
anche quella, non a caso, avevo avuto il piacere di inviargliela ad uso di
troppi lettori oggigiorno sempre più frettolosi (evviva
internet!), sempre più impazienti e perciò propensi a giudicare
"oscuro" qualsiasi scritto che non risulti immediatamente
"snocciolabile" (per usare un termine che, espressivamente,
figura in quella poesia). Credo sia fondamentale, d'altra parte,
saper distinguere senza incertezze l'ambiguità (fattore caratterizzante quando
si parla di vera poesia), dall'ermetismo gratuito (spesso utilizzato da
chi pensa che fare poesia equivalga ad accozzare belle parole in libertà). Su
certi argomenti mi sono in realtà ampiamente soffermato nei miei interventi
saggistici -- ad esempio, la postfazione a COME VERSI, MURICI
solleva svariate questioni socio-letterarie sulle quali - quando ci
si occupa di scrittura letteraria propria o altrui --sarebbe
opportuno non voler sorvolare.
Ma chiudiamo qui: l'atteggiamento
del cattedratico non mi appartiene e mi preme non generare false
impressioni in questo senso.
Roberto
E vero, il blog è
mio, però quel che pubblico e che non mi appartiene, deve ottenere
l'approvazione di chi ha scritto. Io ritengo che, anche se lei definisce le sue
email molto frettolose (il che non mi sembra) perché non
"cattedratiche", ritengo che, per le persone semplici, anche quelle
che impropriamente si ritengono poeti, le sue delucidazioni su come
interpretare il pensiero del Poeta, o su come sarebbe meglio comporre le poesie
stesse, possa essere di grande insegnamento per tutti, nessuno escluso.
Se le chiedo la possibilità di
pubblicare, non lo faccio certo per un'oscura ragione, ma proprio per aiutare
chi legge, a "ragionare" con la testa del vero poeta.
E vero che oggi tutti hanno fretta, vivono di corsa, e per questa ragione, tutto fa brodo. Sappiamo invece che così non è, e se nel mio blog posso pubblicare qualche scritto che esuli dalla fretta, diciamo più apertamente, dall'incompetenza o superficialità degli scrittori odierni, ritengo che possa aiutare a crescere poeticamente chi legge ed è interessato all’argomento, me compresa.
E vero che oggi tutti hanno fretta, vivono di corsa, e per questa ragione, tutto fa brodo. Sappiamo invece che così non è, e se nel mio blog posso pubblicare qualche scritto che esuli dalla fretta, diciamo più apertamente, dall'incompetenza o superficialità degli scrittori odierni, ritengo che possa aiutare a crescere poeticamente chi legge ed è interessato all’argomento, me compresa.
Ho ritenuto necessario pubblicare
nella quasi totalità la nostra corrispondenza, in modo da illustrare il motivo
del nostro dialogo.
Ma continueremo….
Grazie Maestro!
Danila
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