POETANDO

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martedì, ottobre 4

Un incontro inatteso

https://rinabrundu.com/2016/09/30/1939-1940-inverno-sui-monti-della-luna-il-giorno-che-incontrai-il-principe-umberto/#comments


L'articolo che riporto, lo troverete al link qui sopra, pubblicato sul sito ROSEBUD.

1939-1940 – Inverno sui Monti della Luna. Il giorno che incontrai il Principe Umberto…

di Tommaso Mondelli. Quello, tra il 1939 e il 1940, fu un inverno trascorso sui Monti della Luna, a vivere settimane bianche a costo zero, per di più con regolare paghetta
Intanto, quella zona di confine e il tempo mi avevano trasformato in un discreto sciatore.
Arrivò il mese di marzo, e in una magnifica giornata di sole, che preannunziava la primavera ormai prossima. 
Vidi arrivare sul piazzale della piccola caserma una camionetta militare, dalla quale scesero due ufficiali. 
Andai loro incontro per salutarli e mettermi a disposizione e, con grande sorpresa, vidi stagliarsi netta la figura di Umberto di Savoia, Principe di Piemonte, accompagnato da un capitano.
Il principe Umberto era Generale d’Armata, posto a capo del gruppo delle Armate dell’Ovest, in previsione della guerra su quel  fronte. 
Indossava l’uniforme e a lui mi presentai col saluto militare. Mi disse, con somma cortesia, di voler essere accompagnato a visitare la linea di frontiera della zona.
Per il trasporto degli sci degli ufficiali chiamai con me altri tre militari in servizio in zona come Guardie di Frontiera. Ci avviammo in fila indiana verso l’alto dei colli di Cima Fournier.
 Strada facendo, incontrammo dei militari cui fu fatto segno di salutare; essi lo fecero, anche se non tutti sapevano chi quel generale fosse. Non era difficile capire di chi si trattasse, avendo avuto notizia che il principe era stato designato a capo del comando generale delle armate sul fronte occidentale.
 Noi militari, me incluso, non eravamo stati informati di quell’ispezione, poiché nessun altro ufficiale in servizio nel luogo era presente con loro.
A un soldato egli chiese, dopo aver contraccambiato il saluto militare: “Come va?” – “Va a tubi”, rispose l’interpellato. E il generale di rimando: “Che cosa vuol dire?”.
Il militare, al quale alle spalle facevo un po’ la faccia seria, che significava di non straripare, diede l’ultima versione: “La pasta lunga così!”. E indicava l’ultimo snodo dell’anulare.
Era solo un modo di dire, riferendosi a un tipo di pasta, ma il principe non parve interessato ad approfondire l’argomento e, durante la salita, non domandò a nessun altro come andasse, limitandosi a rispondere ai saluti.
Il principe-generale aveva con sé alcune carte che prese a esaminare, sedendosi presso un cippo di frontiera. Noi ci sistemammo intorno a lui, chi per terra chi in piedi, unitamente a un tenente delle Guardie di Frontiera, al comando di una compagnia di servizio in zona, che incontrammo strada facendo. Mentre egli scrutava il luogo e le carte, il capitano scattò una fotografia di gruppo. Subito dopo la scorta fu lasciata in libertà e i due ispettori si avviarono lungo il resto del confine per raggiungere il piccolo centro di Claviere.
E fin là io continuai a seguirli a distanza con gli sci ai piedi.
Rimasero a Claviere tutto il pomeriggio e tacitamente accettarono la scorta del sottoscritto, al quale offrirono il pranzo presso l’Hotel del Passero. Verso le sedici ripresero la via del ritorno, invitandomi a sedere a fianco dell’autista dopo aver sistemato gli sci sul tetto di una berlina, in sostituzione di quella con la quale erano venuti al Lago Nero; fui scaricato al centro della piazza a Cesana, da cui ripresi la strada a piedi, via Bousson (una frazione di Cesana), fino a giungere di nuovo al luogo del servizio in zona lago Nero.
 La foto mi fu poi stata spedita a casa dove la trovai in occasione della prima licenza. Conservo ancora quella fotografia e con essa un bel ricordo.
Ben presto si sparse la voce che il principe e il capitano, durante la stessa mattinata in cui avevano viaggiato per raggiungere il posto dell’incontro del quale ho riferito, avessero visto in una cunetta, lungo il tratto stradale fra Cesana e Bousson, qualcosa di non bene identificato, a prima vista.
 Fermarono l’auto e il capitano si avvicinò per capire cosa fosse: si trattava di un uomo.
 L’avevano fatto alzare, chiedendogli il motivo di quella sosta inconsueta. Costui aveva risposto di non saperlo e di abitare a Bousson.
Allora lo caricarono in auto per farlo scendere lungo il percorso che aveva indicato, e dove era domiciliato, ma prima di congedarsi, come ringraziamento, aveva invitato i soccorritori a fargli compagnia perché sua intenzione era quella di pagare loro da bere.
Quando il capitano gli aveva fatto presente che si trovava al cospetto di Sua Altezza il Principe di Piemonte, sembra che quello, senza scomporsi, avesse esclamato in dialetto: “Ma io pago lo stesso!”.
Quell’uomo, nel tardo pomeriggio precedente, era stato a Cesana dove aveva fatto il pieno di vino e, giunto a metà del percorso, non aveva saputo fare altro che passare la notte nella cunetta.
Del resto, tutti sanno che la botte piena di vino non patisce il freddo.
Tommaso Mondelli

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