Nessuno
è l’assoluto detentore della verità.
Basti
pensare alle religioni: ognuna di loro sostiene di essere quella vera.
E trattiamo pure del pensiero filosofico. Ogni filosofo, nel corso della
storia, ha sostenuto la sua tesi, persuaso di essere il solo ad aver analizzato a fondo il pensiero umano.
Invece, proprio
per la consapevolezza che ogni essere umano è unico e irripetibile, ogni singolo ideale si discosta da quello di altri.
Per
questo hanno creato le leggi, a partire da quella di Hammurabi, dalla quale
molto probabilmente sono stati ricavati i 10 comandamenti, fino a quelle
odierne.
Le leggi servono per mantenere l’ordine, altrimenti ognuno deciderebbe a
modo suo e si creerebbe confusione, caos totale.
E’
altrettanto vero che fatta la legge, trovato l’inganno.
Così ognuno si fa
giustizia da sé.
Sarà
stato forse giusto, quando nell’antichità si offrivano sacrifici umani agli
dei?
Sarà
ancora oggi giusto, che i kamikaze s’immolino per una causa che ritengono
legittima?
Noi
diciamo di no, perché la vita umana è il valore più assoluto. E’ risaputo che
si fanno le guerre, e si uccide per una causa che si ritiene giusta, così come qualcuno si libera, sopprimendoli, di moglie o marito, perché non li si sopporta più.
Però
credo che esista una legge mai scritta, che è insita nel cuore degli uomini: l’etica morale, la coscienza che ci suggerisce che questo è male e quest’altro
bene.
Per
questo i bambini piccolissimi, come ha scritto Angela Fabbri, hanno l’accetta che spartisce nettamente il
bianco dal nero. Sono esseri puri, non inquinati dall’altrui pensiero, e non
sottoposti a indottrinamenti, presumibilmente veri o dolorosamente fasulli.
Maturando,
si può tentare di restare bambini il più a lungo possibile, ma volenti o
nolenti, qualcosa dall’esterno modifica la nostra mente, che assorbe come
spugna ciò che ci gira intorno. E a fatica, ma con caparbietà, cerchiamo di
mantenere un comportamento etico, guidato dal buon senso.
Talvolta
però la mente vacilla, e di questa eventualità non ne abbiamo colpa alcuna.
Se
partiamo dal presupposto, anzi dalla certezza, che nessuno ci somiglia, e
intendo nella parte più nascosta di noi, dovemmo adeguarci accettando l’altro così com’è, perché di certo l’altro avrà qualcosa di buono da comunicarci o
insegnarci, così come noi verso di lui…da veri vasi comunicanti.
Chiuderci
nel nostro io, convinti di essere nel giusto, e troncare i rapporti con gli
altri, come avessimo un’ideale accetta in mano, non serve che a isolarci
ulteriormente. Ci arrovelliamo chiedendoci come mai non siamo amati come
avremmo desiderato, e ciò fa male solo a
noi stessi.
Senza tener conto del
rimpianto di aver perso qualcosa o qualcuno che, tutto sommato, contava qualcosa nella nostra esistenza.
Danila
Oppio
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